La Francia ha deciso di sospendere l’accoglienza degli imam “distaccati” a partire dal 1° gennaio 2024, come parte di una strategia per ridurre le “influenze straniere” sull’Islam nel Paese. Questa decisione mira a promuovere la formazione di guide religiose direttamente in Francia e a favorire un Islam maggiormente integrato nel contesto nazionale.
La decisione del governo francese di non accettare più nuovi imam “distaccati” a partire dal 1° gennaio 2024 è l’ultimo tassello di una strategia avviata nel 2020 dal Presidente Emmanuel Macron per ridurre le “influenze straniere” sull’Islam in Francia.
Con l’espressione “imam distaccati” si intendono quegli imam inviati e stipendiati da Paesi esteri per officiare nelle moschee francesi. Si stima siano circa 300 sul territorio francese. Il problema sollevato dal governo francese è che questi imam possono portare visioni dell’Islam non compatibili con i valori della Repubblica francese.
Già nel 2020 Macron aveva espresso l’intenzione di interrompere questo flusso di imam stranieri e puntare invece sulla formazione di guide religiose direttamente in Francia. Il Ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, con una lettera inviata a tutti i Paesi coinvolti, ha comunicato le tappe di questo percorso.
Dal 1° gennaio 2024 la Francia non accetterà più imam distaccati. Quelli già presenti potranno restare solo fino al 1° aprile 2024, dopodiché anche loro dovranno cambiare status. Verranno incentivate le associazioni religiose musulmane ad assumere direttamente gli imam, diventandone datrici di lavoro.
Parallelamente, si investirà nella formazione di imam e guide religiose in Francia, sia dal punto di vista strettamente teologico che accademico. Sono già partiti corsi di laurea in Studi Islamici presso l’Istituto Francese di Islamologia. L’obiettivo è che una quota crescente di imam in Francia provenga da percorsi formativi nazionali, nel rispetto dei valori repubblicani.
La stretta sugli imam stranieri rientra in una più ampia strategia di Macron per ridurre l’influenza di correnti fondamentaliste islamiche e favorire un “Islam francese” maggiormente integrato. Non è chiaro però se queste misure basteranno a riformare un ambiente religioso musulmano estremamente frammentato.
“Macron sta utilizzando la questione degli imam distaccati come un comodo capro espiatorio per compiacere l’ala destra populista del suo elettorato” dichiara Ahmed Miktar, presidente dell’associazione musulmana Le Rassemblement. “Invece di affrontare concretamente il dilagare dell’islamofobia nel Paese, il Presidente preferisce accanirsi ingiustamente contro la nostra comunità additandola come un problema. Questa decisione, oltre ad essere immotivata, rischia solo di alimentare tensioni e risentimenti. Come rappresentanti dei musulmani francesi, non possiamo accettarla passivamente“.
Con toni aspri, Miktar accusa il governo di colpevolizzare gli imam distaccati per meri calcoli politici, senza tenere conto delle reali esigenze spirituali della comunità islamica francese. La sua posizione rispecchia il dissenso di quel segmento musulmano che si sente ormai sistematicamente preso di mira dalle politiche della presidenza Macron.
“Sostengo con convinzione la decisione del Presidente Macron sugli imam distaccati. Molti di questi predicatori stranieri portano con sé visioni dell’Islam non compatibili con i valori della società francese” afferma senza mezzi termini Dalil Boubakeur, rettore della Grande Moschea di Parigi.
“È arrivato il momento di formare guide spirituali che conoscano a fondo la nostra cultura, le nostre tradizioni e il nostro ordinamento giuridico. Solo così potranno trasmettere un Islam realmente integrato in Francia e rappresentare un riferimento credibile per i fedeli di seconda e terza generazione“.
Boubakeur, da sempre su posizioni laiche e repubblicane, plaude dunque allo sforzo del governo Macron di costruire un “Islam francese” emancipato da condizionamenti esterni. La sua autorità di rettore della moschea più importante del Paese darà sicuramente peso alle politiche di stretta sugli imam distaccati.
“Questa decisione ci preoccupa molto. Gli imam distaccati sono essenziali per molte comunità che non possono permettersi un imam formato e stipendiato in Francia. Ci auguriamo che il governo ripensi a questo divieto” dichiara Abdelkader Arbi, portavoce del Collectif des musulmans de France.
“Gli imam distaccati rappresentano una risorsa insostituibile per moltissime comunità di fedeli, soprattutto nelle zone periferiche del Paese. Queste realtà semplicemente non possono permettersi un imam formato e stipendiato direttamente in Francia“.
“Interrompere il flusso di predicatori dall’estero significherebbe privare centinaia di migliaia di musulmani di una guida spirituale di riferimento” prosegue Arbi. “Capiamo l’esigenza del governo di contrastare derive fondamentaliste, ma non si può gettare il bambino con l’acqua sporca. Auspichiamo che il Presidente Macron ripensi ad un provvedimento che, per come è strutturato, rischia solo di acuire il sentimento di emarginazione che molti giovani musulmani già vivono nel nostro Paese“.
Con toni preoccupati ma misurati, il portavoce dei musulmani francesi lancia dunque un appello al dialogo, affinché su una questione così delicata per la comunità si possa trovare un ragionevole compromesso.
Redazione