L’ordinanza del comune di Monfalcone che vieta la preghiera in un centro culturale ha sollevato controversie e dibattiti. Esplora le restrizioni sulla libertà religiosa in Italia e le implicazioni per le comunità religiose.
L’ordinanza recentemente emessa dal Comune di Monfalcone (Gorizia) che vieta la preghiera in un centro culturale destinato a attività culturali più generiche ha suscitato controversie e dibattiti. Il centro in questione è utilizzato da una comunità islamica locale per i servizi di preghiera e, sebbene il comune abbia consentito al centro di continuare ad ospitare incontri ed eventi culturali, la preghiera è rigorosamente vietata. Questo non è un caso isolato, poiché restrizioni simili sono state imposte in passato alle comunità religiose in Italia.
Nel 2005, la Regione Lombardia ha approvato una legge che limita fortemente il diritto di esprimere le proprie convinzioni religiose in luoghi pubblici e privati, inclusi vincoli sul cambio di destinazione d’uso degli edifici destinati al culto. Questa legge, definita da alcuni come “legge anti-moschee“, è stata applicata a tutte le comunità religiose, comprese le chiese evangeliche. La Corte Costituzionale italiana è successivamente intervenuta per limitare gli effetti di questa legge, ma è stata adottata anche da altre regioni.
La chiusura dei luoghi di culto rappresenta una significativa limitazione della libertà religiosa e dei diritti fondamentali. Inoltre, umilia le comunità, spesso composte da immigrati, che si organizzano e stabiliscono luoghi di culto nonostante numerosi ostacoli burocratici e pregiudizi o ostilità verso coloro che praticano diverse fedi dalla maggioranza in Italia. È paradossale che uno spazio adatto per organizzare attività comunitarie venga considerato inadatto per la preghiera.
Le minoranze religiose da tempo lottano per il loro diritto di praticare liberamente la propria fede, e questa lotta non riguarda solo loro stesse, ma tutti. La qualità di una democrazia si misura anche dalla protezione dei diritti delle minoranze, compreso il diritto alla libertà religiosa. È imperativo che questo principio sia applicato a tutte le comunità di fede, non solo a poche selezionate.
A complicare ulteriormente questa situazione, il Centro islamico di Monfalcone ha recentemente ricevuto un pacco contenente pagine del Corano bruciate, in un atto vandalico. Questo gesto di intolleranza e odio è allarmante e sottolinea la necessità di una maggiore consapevolezza e protezione dei diritti e delle libertà fondamentali.
È fondamentale riconoscere e difendere il diritto alla libertà religiosa come un diritto umano fondamentale che deve essere protetto da uno Stato democratico e laico. Dobbiamo lavorare per creare una società che valorizzi la diversità e rispetti i diritti di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro fede o provenienza.
Redazione