Belgrado, Serbia – Un’ombra oscura si allunga dall’interminabile conflitto a Gaza fino al cuore dell’Europa. Oggi, un attacco terroristico ha scosso Belgrado, riportando alla mente la fragilità della pace nel Vecchio Continente, sempre più attraversato da tensioni crescenti.
Un uomo armato di balestra ha colpito al collo un gendarme in servizio di sorveglianza all’ambasciata israeliana a Belgrado. L’aggressore, poi ucciso dal gendarme in un conflitto a fuoco, è stato identificato dal Ministro degli Interni serbo, Ivica Dačić, come M. Ž., un convertito di Mladenovac che si era trasferito a Novi Pazar.
Mentre il gendarme ferito è ricoverato in ospedale e le autorità serbe indagano sull’accaduto, l’eco degli spari rimbomba ben oltre i confini serbi. L’attacco, immediatamente classificato come atto terroristico, porta con sé il peso di un clima internazionale sempre più teso.
Dačić, pur sottolineando come le indagini siano ancora in corso, non ha escluso la pista del terrorismo internazionale, menzionando il possibile coinvolgimento del movimento salafita. Un’ipotesi che, se confermata, confermerebbe i timori di una radicalizzazione strisciante alimentata dal conflitto israelo-palestinese e capace di colpire in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.
La polizia serba, impegnata in perquisizioni in diverse località, ha elevato al massimo livello l’allerta in tutto il paese. Un segnale chiaro della consapevolezza che l’attacco di oggi potrebbe essere solo la punta di un iceberg ben più profondo e pericoloso.
Mentre a Gaza infuria la guerra e l’Europa appare sempre più divisa e fragile, l’attacco di Belgrado rappresenta un tragico monito: l’onda lunga dell’odio e della violenza può raggiungere ogni angolo del mondo, minacciando la sicurezza e la stabilità globali.
Redazione