Oggi, l’entrare nel portale del 21° secolo rivela che la luce del sole, che risplende ovunque, è la firma di Allah ﷻ. Così, ogni singolo dettaglio della totalità dell’Universo è dimora dello Spirito Santo. Allah ﷻ non è al di fuori del mondo, ma il mondo stesso è un’incarnazione del divino.
La Realtà è che non c’è separazione, divisione, dualità e frammentazione. Tutto è connesso a tutto il resto e l’esistenza dell’uno dipende dall’esistenza dell’altro. Pertanto, la terra, l’umanità, il cielo e l’intero cosmo sono un tutto senza soluzione di continuità.
L’attuale conflitto e crisi politica, ambientale e religiosa derivano dalla nostra dimenticanza di chi siamo e di cosa sia la creazione. La crisi ambientale moderna è una crisi spirituale che riflette la nostra dimenticanza della sacralità della natura e e della nostra connessione con il divino.
Le cause di questa dimenticanza sono molte e possono essere ricondotte al punto in cui abbiamo perso il contatto con la qualità sacra della natura. Abbiamo dimenticato che il fisico non può essere separato dal metafisico.
L’attuale crisi ambientale è, infatti, una crisi spirituale. L’ultima domanda per noi, l’ultima sfida, è: chi siamo? Che ci facciamo qui?
E la risposta è sempre stata che siamo qui prima di tutto per ricordare chi siamo, siamo qui per ricordare cosa è il mondo nella sua realtà spirituale e, soprattutto, siamo qui per ricordare Allah ﷻ che è la fonte sia del mondo che di noi stessi.
Nel senso mistico più profondo, la natura ha fame delle nostre preghiere, nel senso che siamo come una finestra della casa della natura attraverso la quale la luce e l’aria del mondo spirituale penetrano nel mondo naturale. Appena quella finestra diviene opaca, la casa della natura diventa oscura. Questo è esattamente ciò che stiamo vivendo oggi
Appena chiudiamo i nostri cuori a Allah ﷻ, le tenebre si diffondono su tutto il mondo. Questo, ovviamente, è qualcosa di molto difficile da spiegare a una mentalità agnostica. Ma almeno da un punto di vista pratico, di convenienza, tale assunto dovrebbe essere preso in considerazione anche da coloro che non prendono sul serio i riti. Tutti voi avete letto o sentito parlare di esempi di vari rituali religiosi e della loro relazione con la natura.
In alcuni villaggi dell’Italia e di Bali, ad esempio, quando si ha notizia di un terremoto, la gente inizia a recitare l’inizio del Vangelo e i mantra, che molti, ancora adesso, conoscono a memoria.
Recitano fedelmente, in senso rituale, per aiutare a ricreare equilibrio e armonia con il mondo naturale invocando la Divina Misericordia.
Difficilmente posso enfatizzare in modo eccessivo il significato di quest’aspetto della religione, perché è impossibile per gli esseri umani vivere in armonia con la natura e con Allah ﷻ senza questa relazione ritualizzata con il mondo naturale e i livelli superiori della gerarchia cosmica. Se non abbiamo questa relazione, la natura si riduce ad una “cosa”, ad un insieme materiale.
Abbiamo rituali simili in tutto il mondo islamico, induista e buddista zen, nell’ebraismo e nel mondo cristiano tradizionale.
Mi esprimo in modo semplice per chiarire questo discorso. In parole povere, si può dire che tutto nel mondo è presenza divina e testimonianza di Allah ﷻ. Ogni aspetto della natura contiene qualcosa di Allah ﷻ. Il Corano è molto specifico su questo: “Kullu shay in Yusabbihu Bihamdihi” (che significa: “tutto nell’universo canta le lodi di Lui”, canta le lodi di Allah ﷻ) Corano (17: 45).
Pertanto, ogni volta che distruggiamo una specie, stiamo distruggendo un essere orante. È come uccidere qualcuno mentre sta pregando. È abominevole allo stesso modo.
Nei prossimi vent’anni, forse il 30% delle specie nel mondo potrebbe essere distrutto. Questo fatto orrendo è il risultato diretto di un tipo di conoscenza della natura che è andata perduta, una conoscenza che si basa sul nesso tra tutte le creature e la loro Sorgente Divina.
La visione religiosa non si limita alla conoscenza del mondo esterno e neppure la nega. Si tratta del fatto che una creatura è un luogo della Presenza Divina. Il risultato di tale conoscenza è che dobbiamo vivere con le creature del mondo, non solo per necessità, ma anche per il nostro benessere spirituale. La distruzione della nostra natura è in definitiva la distruzione del nostro essere interiore e infine anche della nostra vita esteriore.
Naturalmente, dal punto di vista di causa ed effetto, è il contrario; è l’inquinamento del nostro essere interiore che ha causato l’inquinamento dell’ambiente naturale. È la nostra oscurità interiore che ora si è estesa all’esterno, nel mondo della natura. Il caos all’esterno riflette come uno specchio ciò che è accaduto dentro di noi.
Senza la rivitalizzazione di questa visione religiosa e metafisica (alla luce del sufismo o della Kabbalah) della natura, tutto il resto che diciamo sulla crisi ambientale è solo cosmetica e politica. Dobbiamo vivere la rinascita profonda della nostra concezione del mondo come “Temenos“, recinto sacro, come significa la parola greca.
Non sono solo la moschea, il tempio o la chiesa ad essere spazi sacri, non sono solo gli esseri umani, ma il mondo intero, tutto nel creato che testimonia la Presenza Divina e che è quindi Temenos. Come afferma questo versetto del Corano: “non sono solo gli esseri umani a cantare le lodi di Dio. Ogni cosa ha la propria lingua con cui si loda il Signore».
Tutto canta la lode di Allah ﷻ in virtù della sua stessa esistenza. Potremmo non capire la lingua, ma il canto di lode è lì. È molto significativo che tanti dei grandi santi del mondo abramitico che erano sensibili alla natura, affermassero di avere una sorta di comunione con essa, al di là del linguaggio umano. Ad esempio, di figure come San Francesco d’Assisi che parlava agli uccelli, ne abbiamo esempi nell’Islam e in effetti in tutte le religioni, non solo in quelle abramitiche.
La visione religiosa della natura richiede da parte nostra una completa, rinnovata comprensione di cosa sia la natura e di chi siamo noi come esseri umani che agiscono sulla natura, perché è impossibile discutere sulla natura senza discutere sull’immagine che abbiamo di noi stessi.
La vera radice della creazione è l’intenzionalità dell’Assoluto. E l’espressione “Mitakuye Oyasin” (siamo tutti imparentati e connessi) dei Lakota, indiani americani, si estende oltre i membri tribali a tutti gli esseri viventi.
Yusuf Daud
Founder SophiaCitra Institute PhiloSufi centre for Interfaith and Intercultural dialogue Surabaya-Indonesia